A SUA IMMAGINE

Sono già due volte che l’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno sulla partita del Taranto è accompagnato da una foto di Gisela con la maglia del Massafra. La schiacciatrice appulo-argentina effettivamente militò in quella formazione tre anni or sono.

In più, il 31 ottobre scorso, lo stesso quotidiano ha riferito della partita del Massafra in un pezzo preceduto dall’occhiello (si chiama così?): “Volley B2 femminile: destini opposti per i due team” (i due team sarebbero il Massafra e la Mira Taranto, che però giocano in C).

Due lapsus freudiani (anzi tre, visto che la foto di Gisela nell’Eurobios è stata riproposta) che lascerebbero intendere il desiderio da parte della Gazzetta di un Massafra effettivamente in B2. Fermo restando che in questo momento noi abbiamo i cavoli nostri per la testa, l’auspicio di rivedere la squadra massafrese in un campionato nazionale è ovviamente condiviso sia per ragioni localistiche che per la stima e l’affetto nei riguardi del presidente Conforti e di alcune sue giocatrici, come Zaby e Valentina.

A parte gli scherzi, gli errori possono capitare, per carità, soprattutto se si tiene conto dei ritmi di lavoro frenetici che caratterizzano le redazioni.

L’uso dell’immagine di Gisela-massafrese, però, mi ha stuzzicato alcune curiosità. Come vengono catalogate le foto nei giornali? Ogni giornalista ha un proprio archivio fotografico personale oppure l’archivio è condiviso dall’intera redazione?

Ricordo che quando fu approvata dal Parlamento l’istituzione della sesta provincia pugliese, l’edizione regionale della Repubblica pubblicò una foto dei barlettani che festeggiavano l’evento con caroselli d’auto e bandiere al vento. Almeno questo era quello che riferiva la didascalia perché in realtà l’immagine ritraeva nazionalisti serbi di Banja Luka che esultavano per i risultati elettorali in Bosnia Erzegovina.

Ma l’abbinamento articolo-foto più curioso risale al 24 agosto scorso.

La Gazzetta del Mezzogiorno, nelle pagine nazionali, intervista lo scrittore Emiliano Sbaraglia, cha ha appena pubblicato La scuola siamo noi, un testo di riflessioni e testimonianze sullo stato dell’istruzione pubblica italiana.

Il titolo è “La scuola siamo noi” e non siamo ancora morti.

C’è anche una foto che ritrae due giovani insegnanti mentre dialogano con altrettante alunne in grembiule: “Scuola viva. Docenti e alunne delle elementari” – riporta la didascalia.

Sullo sfondo c’è un canestro e forse non è un caso. Le presunte docenti sono infatti Flavia Prado e Monica Bonafede, due giocatrici del CRAS Taranto (ex nel caso della Bonafede)…

Ora, non posso escludere che la Prado e la Bonafede siano insegnanti nelle scuole elementari e giochino a pallacanestro nel tempo libero e credo, inoltre, che i bambini sarebbero ben felici di avere docenti del genere, date anche le straordinarie doti umane della Prado in particolare. Ma la ragione mi dice che forse la foto (che si riferisce ad un’iniziativa di promozione dello sport in ambito scolastico) è stata scelta a uecchio. Chi non è di Taranto e chi non segue il basket l’avrà trovata perfettamente coerente con l’articolo, ma definire Prado e Bonafede “docenti” è certamente improprio.

E questo aumenta la mia curiosità aumenta: forse gli archivi di immagini dei giornali sono organizzati per argomento?

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