ALL’ORIA IL QUADRANGOLARE DI LEPORANO

31 dicembre 2018

29-30 dicembre 2018

L’Oria è invitata a partecipare ad un torneo quadrangolare in quel di Leporano.

Sabato 29 ci sono le semifinali (Leporano-Fasano e Oria-Monteiasi); domenica 30 la finalina e la finale.

L’evento è organizzato dal signor Vibrotek.

In Fasano-Leporano osserviamo tanti volti amici: c’è Rosanna Galiulo, centrale oritana nella scorsa stagione; c’è Isabel Panza, opposta oritana nella scorsa stagione. Entrambe hanno lasciato un ottimo ricordo. Poi c’è Maria Difronzo, libero del Cuti negli indimenticabili play-out 2014-’15, quelli che si conclusero con entrambi gli allenatori in tribuna (uno squalificato, l’altro espulso).

Nel Leporano due volti conosciuti da avversarie: la grande fuoriclasse Andrea De Moraes e Bruna Clemente, che – secondo me – ha grande talento e non so come mai non abbia calcato i parquet di categorie più consone alla sua bravura.

E naturalmente c’è Federica Peluso, una giocatrice dal carattere meraviglioso (come testimonia l’abbraccio con il nostro presidente iniziato alle ore 19 di sabato e terminato alle ore 16 di lunedì…). Tra le altre cose, non finiremo mai di ringraziarla per essersi sacrificata in un ruolo atipico in una stagione un po’ disgraziata.

Amarcord

E poi c’è il grande ritorno del Koala, Stefania Guacci, palleggiatrice oritana tra il 2010 e il 2012. In realtà, l’avevo già vista giocare in campionato un paio di mesi fa, ma l’incontro con la sua ex squadra, dopo cinque anni di assenza dal parquet, è commovente.

Cosa ha di speciale Stefania? – vi chiederete. In fondo, abbiamo avuto palleggiatrici migliori, come Marcella l’anno scorso, tanto per fare un esempio. Beh, a parte la simpatia personale, credo che Stefania sia stata l’emblema di una stagione splendida, una stagione che si concluse con una retrocessione, ma fu un inno allo sport più puro, quello in cui conta soprattutto fare bene, crescere, migliorarsi, diventare squadra. Con impegno ed allegria al tempo stesso.

E voglio ricordarne il “contesto storico”.
Nell’estate del 2010 l’Oria era una società con poche giocatrici mentre le giocatrici della Palafiom Taranto non avevano più società. Ne nacque un matrimonio che non fu di convenienza, questo no – il sentimento reciproco c’era – ma fu, in un certo senso, un matrimonio di sopravvivenza. La categoria era la B2, ma il roster era quello che era. L’obiettivo della sopravvivenza era stato raggiunto in estate; la salvezza nel campionato non interessava più di tanto. Si puntava semplicemente a non fare troppe brutte figure. Nel ruolo di palleggiatrice venne individuata Stefania, che non giocava da un anno e nell’ultima stagione aveva ricoperto il ruolo di opposta in serie D. Figurarsi.

Invece, in pochi mesi, grazie all’applicazione in palestra, grazie al suo entusiasmo, oltre che all’intuito e al lavoro dell’allenatore Marcello Presta, Stefania diventò una palleggiatrice coi fiocchi: precisa, agile, generosa in difesa, creativa. E in più aveva conservato l’istinto da attaccante che si esprimeva con ripetuti ed esaltanti “raptus” offensivi. Non aveva mai battuto al salto; imparò a farlo e in una partita arrivò a realizzare 9 ace.

Si integrò perfettamente nel contesto oritano (fu la prima tarantina a scoprire i tranci dell’Akropolis…)

Già a metà stagione gli avversari iniziarono a chiederci da dove fosse sbucata questa palleggiatrice.

Arrivarono i primi punti e le prime vittorie. Nell’ultima partita del girone d’andata battemmo il Castellammare, terzo. Quando vincemmo tre partite di seguito iniziammo persino ad accarezzare il sogno della salvezza, che poi purtroppo sfumò. Ma la retrocessione, a quel punto, non ci addolorò più di tanto: la squadra aveva dato il massimo, era cresciuta, era diventata un gruppo coeso, andò il serie C con la coscienza pulita e con il ricordo di un percorso di cui essere orgogliosi.

Stefania è un simbolo di quella stagione. Anche per questo le vogliamo bene.

E a fine torneo Annacarla stuzzica la commozione decidendo di aggiornare la famosa foto dell’abbraccio del Koala a distanza di 7 anni.

Semifinali

Veniamo al quadrangolare di Leporano. Il presidente della squadra ospitante gira intorno al parquet come un fotografo professionista.

Un ruolo inedito (dal nostro punto di vista) è anche quello di Marco, allenatore di De Moraes e compagne nella prima semifinale. Nella seconda semifinale affiancherà Mino come telecronista.

Ora gli manca solo di fare l’arbitro e il posteggiatore abusivo all’esterno del palazzetto.

Il rituale di avvio del Leporano è alquanto originale: le atlete si abbracciano in cerchio saltellando e poi, al grido convenuto, scivolano sul parquet ognuna in direzione diversa, a mo’ di stella. L’allenatore resta al centro e passeggia con indifferenza coprendosi il volto e fingendo di non conoscere le giocatrici. Credo che i posteri, ancora fra mille anni, magari rivedendo queste scene in vecchi dvd ritrovati nel corso di scavi archeologici, si interrogheranno sui significati di questi bizzarri rituali…

Sia Fasano che Leporano giocano con le maglie di gara ufficiali, le stesse che presumibilmente indosseranno domani. Riusciranno a lavarle e ad asciugarle in 24 ore oppure opteranno per il riciclo e dunque sarà necessario l’utilizzo di maschere antigas per avvicinarsi alle atlete? La prima che ho detto. Una… spettatrice qualificata mi spiega che quello delle maglie da gioco è un tessuto speciale che si asciuga più velocemente del cotone e di altre fibre. Meglio così.

Federica, però, ha preferito non correre rischi e si fa prestare la maglia numero 11 da una compagna. Per non creare doppioni di numero, il secondo uno viene cancellato da una X. La regolarità della partita è salva; peccato che Pel sembri una schedina del Totocalcio ambulante.

Nel secondo set cambierà maglia. A questo punto si potrebbe scrivere la sceneggiatura di un film: “La donna che cambiò tre cognomi in un pomeriggio” (Peluso, il proprio; Caramia, quello della prima maglia, e Tamburrano, quello della seconda maglia)…

Leporano gioca discretamente. Mi conferma l’idea di essere una squadra con un buon potenziale a cui manca qualcosina per farlo emergere del tutto. Forse la forma fisica, forse l’intesa, forse l’esperienza, non saprei. Quando giocano bene, comunque, giocano veramente bene.

Fasano sembra già una squadra di categoria superiore: grandi difese di Difronzo, attacchi travolgenti di Isabel e Rosanna, eccellente regia di Fabiola De Araujo, sebbene chiamata a correre una maratona scaglionata in tre set per via di una ricezione non sempre impeccabile questa sera.

Mistero a fine gara: Difronzo riferirà di aver visto correre in campo un ananas con i capelli grigi.

Preferisco non approfondire.

Dopo aver dato lezione di gioco, il Fasano dà anche lezione di outfit lanciando la moda dell’infradito selettivo (un piede sì, un piede no).

Nella nostra semifinale affrontiamo l’Orchidea Monteiasi.

Riguardo alle nostre gentili avversarie, a me è molto piaciuta la palleggiatrice con il numero 8, che non so come si chiami; per il resto si tratta di una squadra giovane con individualità promettenti.

La novità oritana più significativa è l’esordio di Jola Dakaj, nuova palleggiatrice di origine albanese, a cui presumo che un sito chiamato Skanderblog dovrebbe piacere.

L’Oria vince in tre set. Il principale motivo di angoscia è dato dal tabellone intermittente: ogni volta che cambia il punteggio temi che ti siano stati annullati 20 punti per qualche irregolarità grave, poi il pannello si stabilizza e riporta il risultato esatto.

Degna di nota una serie di attacchi rimbalzati sulla difesa avversaria e pericolosamente ritornati nella nostra metà campo. Una tecnica da approfondire.

La finale

La finalina per il 3^ posto è vinta dal Leporano.

La finale oppone, dunque, Oria e Fasano.

Durante il riscaldamento se ne va la luce. L’improvvisa discesa delle tenebre scatena urla istintive da parte delle giocatrici. Il gentile pubblico (peraltro molto numeroso) reagisce con maggiore compostezza. Questo delle urla delle atlete come reazione ai black-out è un fenomeno che merita di essere approfondito, un po’ come – in occasione delle trasferte – l’esigenza di andare in bagno 30 secondi dopo la partenza del pullman.

Con un po’ di ritardo, la partita può iniziare.

E qui c’è un’altra bella sorpresa: il secondo arbitro è Désirée Fiore. La conosco da quando, giovane atleta della Palafiom Taranto, aveva 14 anni e assomigliava a Shirley Temple. Purtroppo gli infortuni ne hanno compromesso la carriera agonistica, ma sono contento che abbia deciso di dedicarsi all’arbitraggio. La vedo adatta al ruolo perché ha tutte le qualità morali e caratteriali per farlo nel migliore dei modi. E’ onesta, corretta, rispettosa. E’ una di quelle persone che hanno conservato e coltivato sani valori e ispirano fiducia. La vedrei bene proprio come magistrato.

La partita è molto valida sul piano tecnico sebbene il grado di motivazione di un’amichevole tenda sempre a condizionare questo tipo di partite.

Belle difese di Difronzo, libero a cui la serie C sta decisamente stretta, ma anche la nostra Luana sta disputando una gara ammirevole.

Il primo parziale viaggia sul filo di un sostanziale equilibrio finché, sull’11-11, la New Volley non prende il sopravvento.

Fast di Valeria; le atlete fasanesi “osano” contestarne l’atterraggio entro i bordi del campo e la nostra centrale indica in modo esplicito e determinato lo spazio (interno) tra il punto di caduta e la linea.

Credo che Valeria appartenga a quella generazione di professioniste che odiano perdere pure a tombola e butterebbero il sangue per vincere una partitella in spiaggia con gli amici allo stesso modo di una finale dei Mondiali. E credo pure che in queste situazioni sia meno pericoloso contraddire un rottweiler.

Gli ultimi punti sono un pallonetto di Giorgia, ispirato da un bel volteggio di Jola, e una slash di Valeria.

Gli insidiosi servizi di De Araujo consentono al Fasano di iniziare il secondo set da una posizione di vantaggio (0-4), ma riusciamo a recuperare in fretta e a raggiungere le nostre avversarie. Il braccio di Amy, in particolare si sta facendo caldo.

Anche le braccia di coach Guglielmi, in verità, risultano molto dinamiche quando l’allenatore fasanese improvvisa una lezione sull’importanza del bagher nella pallavolo antica e moderna. Seminario in memoria di William Morgan.

Chissà se il fondatore della pallavolo aveva previsto una specifica tecnica per fare punto difendendo o se il brevetto va attribuito a Lavecchia, autrice di un comico puntonzo a metà set.

Non capisco chi siano le locali e le ospiti sul tabellone e ogni tanto mi confondo con il punteggio; in ogni caso l’equilibrio permane sino al 20-20. Poi l’Oria si aggiudica lo sprint finale e chiude il set con un bel muro di Chiara Avallone (25-21).

Il terzo parziale è dominato dalla New Volley, nonostante alcune ottime giocate di Rosanna Galiulo (anche in difesa) e di Isabel Panza. Entra Annacarla, a cui avevo rivolto la preghiera di fare tanti tocchi di seconda a beneficio della mia videoteca, ma la palleggiatrice oritana non mi dà ascolto. Mai una gioia. Anzi, impedisce pure quelli degli altri.

Con un punteggio nettamente a favore dell’Oria, coach Piero può dare spazio anche alla linea verde e introduce così Tiziana e Serena. Molto brave e concentrate entrambe. Serena, in particolare, si presenta con un ace festeggiato dalle compagne mediante una serie di manate sulla testa.

Poi dice che i giovani si allontanano dagli sport…

L’Oria si aggiudica agevolmente il set (25-18) e conseguentemente sale sul gradino più alto del podio.

Vi sarebbe salito un minuto prima se Désirée non ci avesse fischiato contro un fallo di posizione.

A fine partita le due brasiliane del quadrangolare, Andrea De Moraes e Fabiola De Araujo, si fermano a chiacchierare. Almeno ci provano. Purtroppo, però, è necessario chiamare un interprete perché la palleggiatrice del Fasano non parla più portoghese né italiano; ormai si esprime solo in dialetto barese stretto.

Tutte le squadre ricevono medaglie e coppe. Queste ultime hanno un design particolarmente originale ed avveniristico. E’ come se si alternassero spazi pieni e spazi vuoti. Richiamano vagamente lo stadio San Nicola di Bari, tanto per restare in tema. Il design originale, tuttavia, non viene molto apprezzato dall’opposta del Fasano, più attenta alla praticità che alla forma.

L’occasione del quadrangolare mi è gradita per porgere tanti auguri di buon anno a tutti.