SCHIACCIATRICE
Nata a Paranà (Argentina) il 17 febbraio 1980; vive a Brindisi.
Segno zodiacale:
Acquario.
Quando hai iniziato a giocare a pallavolo?
A 6 o 7 anni.
Perché proprio la pallavolo?
Perché facevo tutto quello che faceva mio fratello. Ha iniziato dal calcio, ma lì non potevo seguirlo; poi è passato alla pallacanestro e anche lì non potevo seguirlo; infine si è dedicato alla pallavolo e lì sono riuscita a inserirmi.
Hai sempre giocato da schiacciatrice?
Sì, tranne due anni in cui ho fatto il libero.
La tua carriera:
Sono cresciuta nel settore giovanile del Club Patronato, dove sono rimasta fino a 14 anni, poi ho giocato tre stagioni nel Paranà Rowing Club, partecipando ai campionati nazionali (in Argentina ci sono campionati regionali o nazionali, senza le varie categorie A, B, C, ecc.).
Dai 18 ai 20 anni ho giocato nel Club Atletico Estudiantes a Paranà. In più ho partecipato alle selezioni regionali in tutte le categorie.
E poi sono venuta in Italia:
2001-’02 – Cosenza, serie A2
2002-’03 – Cosenza, serie B1, e poi Amelia, serie C (dopo il fallimento del Cosenza).
2003-’04 – Amatori Brindisi, serie B1
2004-’05 – Amatori Brindisi, serie B1
2005-’06 – Amatori Brindisi, serie B1
2006-’07 – Volley Massafra, serie B2
2007-’08 – Autoluna Salerno, serie B2
2008-’09 – Autoluna Salerno, serie B2
2009-’10 – Pallavolo Taranto, serie B2
Cos’altro fai nella vita?
Lavoro e studio Scienze Politiche a Brindisi.
I tuoi hobbies, ammesso che abbia tempo?
Leggere.
L’ultimo libro in italiano che hai letto:
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. E adesso ho appena iniziato Venuto al mondo di Margaret Mazzantini.
L’ultimo libro in spagnolo:
Angeles y demonios di Dan Brown.
L’ultimo film in italiano che hai visto:
Avatar.
L’ultimo film argentino:
Besos en la frente.
Il tuo cantante/gruppo preferito?
Manà e Ricardo Arjona.
Il tuo piatto italiano preferito:
Spaghetti con le vongole.
Asado.
Sapresti elencare i tuoi principali pregi?
Sincerità, fedeltà e onestà.
E i tuoi difetti?
Sono permalosa. E molto testarda.
Il più bel ricordo della tua carriera:
Sono tanti. Ma non penso a singoli campionati in modo specifico. I bei ricordi sono le partite vinte in modo inatteso, contro ogni pronostico, magari in trasferta e al cospetto di una tribuna piena che ha tifato contro. Mi piace questo tipo di situazioni.
E poi ci sono i campionati vinti in Argentina e la qualificazione alle Final Four di Coppa Italia con il Brindisi nel 2004 e con il Salerno lo scorso anno.
Il più amaro:
Il più recente è la sconfitta nella finale play-off per la promozione in B1 con il Salerno, non tanto per la sconfitta, che fa parte dello sport, ma per la situazione che si era creata.
L’osservazione più ricorrente del coach nei tuoi riguardi:
Dice che sono una rompipalle. E che sono acida.
Bah. Il tuo soprannome:
Ce l’avevo in Argentina: Yiyo.
Giocatore o giocatrice che ammiri di più:
Emanuel Ginobili, in assoluto. In ambito pallavolistico… Silvia Renna.
Qual è stata la partita più gratificante della tua carriera?
Nella carriera ce ne sono parecchie; invece quest’anno la vittoria per 3-0 con l’Arzano.
E la partita che vorresti cancellare?
In questo caso ce ne sono parecchie quest’anno: Altamura, Benevento (Accademia), Oria…
Gli scontri diretti persi 3-0, insomma…
Ma non per la sconfitta. Per il modo con cui si è perso, per le figuracce che abbiamo fatto e perché sono dipese da noi.
Si dice che i messicani discendano dagli Aztechi, i peruviani (come Castillo) dagli Inca, gli argentini… dalle navi.
Chi furono i tuoi avi che scesero dalle navi?
I miei bisnonni siciliani, originari di Leonforte, nei pressi di Catania. Salparono dal porto di Napoli nel 1902 e conserviamo ancora i documenti relativi al loro arrivo.
Cosa ricordi con più piacere degli anni pallavolistici trascorsi in Argentina?
Devo fare una premessa: in Argentina il mondo delle società sportive è completamente diverso. I club nei quali sono cresciuta sono grandi polisportive in cui trascorrevamo intere giornate e persino le estati (nel caso di Paranà il club ha una spiaggia sul fiume).
Tutta la mia famiglia era legata al club e in particolare alla pallavolo; i miei genitori ci lavorano ancora oggi. In questo preciso momento, mentre rispondo alle tue domande, loro sono lì. Il club era ed è la mia seconda casa; nella prima ci andiamo solo per dormire e a volte per mangiare.
Nel club sono nate le mie amicizie più vere e più profonde, quelle che rimangono ancora oggi, superando le distanze.
Hai un messaggio per loro che vuoi divulgare pubblicamente?
Anche se io non chiamo mai e non scrivo mai, penso sempre ai miei amici del club con gratitudine per tutto l’affetto che mi hanno dato e che continuano a darmi.
Come è maturata la decisione di trasferirti in Italia?
Attraverso il procuratore ho ricevuto la proposta di giocare a Cosenza in serie A2. Non ci ho pensato due volte e nell’arco di un paio di settimane ho organizzato la mia partenza: passaporto, valigia, tutto.
Devo aggiungere che è stato fondamentale l’appoggio dei miei genitori. Lo è stato all’epoca della partenza e lo è ancora oggi: il loro affetto rimane un sostegno importante per la mia vita.
Una scrittrice italiana che viaggia spesso nel tuo Paese, Laura Pariani, ha affermato: “Qui in Argentina, dovunque vada, mi sento stranamente a casa”. [1]
Vale lo stesso per te in Italia? Hai avuto difficoltà ad ambientarti?
Soltanto all’inizio, ma non a causa dell’Italia, che mi è sembrata subito molto accogliente, bensì per il distacco da casa. Però ho sempre incontrato persone che mi hanno accolto con cordialità, ovunque sia stata.
Cosa ti aiuta ad attenuare la nostalgia dall’Argentina (a parte la birra Quilmes che ordini periodicamente)?
Avere accanto una persona come Diego mi dà la forza per andare avanti e per raggiungere i nostri obiettivi. E poi mi sento molto spesso con i miei, soprattutto adesso che ci si possono scambiare sms intercontinentali.
La tua famiglia riesce a seguire a distanza le tue imprese sportive?
Tramite internet: loro seguono tutto. E poi – come ho appena detto – ci sono gli sms; dopo ogni partita li aggiorno.
Al protagonista di un romanzo di Vazquez Montalban viene chiesto: “Cosa ne sa di Buenos Aires?”
Lui risponde: “Maradona, desaparecidos, tango” (un po’ come la triade “pizza, mafia, mandolino” che identifica l’Italia). [2] Analizziamoli uno per uno.
Maradona. Può un giocatore tecnicamente sensazionale ma con una vita privata disordinata diventare un allenatore autorevole e credibile per gli atleti che allena?
Maradona sì. Secondo me, Maradona in Argentina può fare tutto quello che vuole: lui sarà sempre amato e sarà sempre criticato.
Desaparecidos. Per tenere buoni i militari, sono state promulgate due leggi che rappresentano una sorta di amnistia, Obediencia debida e Punto final, poi rimesse in discussione. E’ giusto raggiungere in questo modo la pacificazione nazionale oppure credi che nessun torturatore debba morire comodamente nel proprio letto?
Nessun torturatore dovrebbe morire comodamente nel proprio letto. E’ giusto che paghino per quello che hanno fatto.
Tango. E’ un genere musicale che (meritatamente) è sempre più apprezzato e ballato anche in Italia. Quando capitano spettacoli dalla parti di Taranto o di Brindisi ci vai?
Sì, se riusciamo a saperlo per tempo. Fra l’altro anche a Diego piace molto.
Ma lo sapete anche ballare?
Io lo sapevo ballare perché in Argentina si insegna anche nelle scuole.
Cosa potrebbero imparare gli italiani dagli argentini e gli argentini dagli italiani?
Noi argentini sappiamo essere autoironici, sappiamo ridere dei nostri difetti e dei nostri problemi più degli italiani. In compenso gli argentini dovrebbero imparare… a cucinare meglio la pasta e la pizza.
Con tutti gli italiani che ci sono lì…!
Il problema è che per la pizza manca proprio la “materia prima”. La mozzarella, ad esempio, non è la stessa che c’è in Italia.
Nativi, spagnoli, italiani, polacchi, ebrei, tedeschi… Le diverse nazioni d’origine costituiscono una delle caratteristiche che rendono il tuo Paese così affascinante e che ne fanno – credo – uno dei più riusciti esempi di convivenza. Qual è il segreto?
Noi abbiamo un forte senso di appartenza e di nazionalità. Ti faccio il mio esempio personale: sono di origine italiana, vivo in Italia da anni e mi trovo benissimo. Qui sono felice e qui sto progettando il mio futuro. Però mi sento argentina e non so se riuscirò mai a sentirmi italiana quanto mi sento argentina.
Non è facile da spiegare.
Non sei l’unica giocatrice argentina del nostro girone e – più in generale – nei campionati italiani. Con quali colleghe tue connazionali ti senti o ti vedi più spesso?
In realtà, sfortunatamente, non ho mai giocato accanto ad altre argentine, tranne l’anno scorso quando a Salerno è arrivata Norma Ruggiero. Ed è con lei, in effetti, che ho instaurato un rapporto più stretto.
Torniamo al Taranto. Com’è stato possibile perdere 3-0 ad Altamura e battere 3-0 l’Arzano nell’arco di sei giorni?
E’ la dimostrazione che alterniamo pallavolo di alto livello a pallavolo da principianti. E’ proprio questa mancanza di continuità che ci ha penalizzato in tutto il campionato e ci ha spinto nella situazione critica in cui ci troviamo adesso.
Quando non ci si allena insieme con continuità ci sono giornate in cui può andarci tutto bene, ma ci sono giornate in cui i limiti si evidenziano.
Siamo sestultimi; qual è la strada per la salvezza?
Lavorare. Allenarsi quanto più possibile, badando alla qualità oltre che alla quantità, per trovare la giusta intesa. Non mollare e crederci fino alla fine.
Obiettivi e desideri personali per il tuo futuro:
In primo luogo, formare una famiglia e un passo importante lo abbiamo già fatto andando a vivere insieme. Poi un figlio…
(Non adesso…!)
…Poi laurearmi e finire la carriera nel migliore dei modi, vincendo finalmente un campionato.
NOTE:
(1) PARIANI, L., Il Paese dei sogni perduti, Effigie, Milano, 2004, pag. 37.
(2) VAZQUEZ MONTALBAN, V., Quintetto di Buenos Aires, Feltrinelli, Milano, 5^ ediz. 2005 (1^ ediz. 1999), pag. 12.