TEMPESTA TARANTO-ORIA 3-1

27 gennaio 2014

Sisco systems

Domenica 26 gennaio 2014 – ore 18.30

Adesso capiamo cosa provavano le nostre avversarie l’anno scorso quando affrontavano Ida Taurisano, una giocatrice in grado di risolvere le partite con una valanga di punti e di garantire sicurezza alla propria compagine con la sola presenza. Certo, la Tempesta non è solo Siscovich e sarebbe ingeneroso attribuire alla fuoriclasse croata gli unici meriti di un successo che invece è frutto di un’ottima prestazione collettiva, ma è indubbio che l’atleta polesana sia davvero un lusso in serie C. Ed uno spettacolo per gli occhi degli appassionati.

E sì che le caratteristiche tecniche di Siscovich erano state analizzate a fondo in settimana: colpi preferiti, traiettorie, marca di profumo più usata; tutto questo non è bastato ad impedire la realizzazione di ben 28 punti. E la domanda è sorta spontanea: perché non c’è anche a Oria una base della Marina Militare?

Però, pensandoci bene, a Oria c’è una sede dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia; se il signor Rosati volesse trasferirsi…

Ma partiamo dall’inizio.

Simona Leone

Senza Giulia e con un paio di atlete acciaccate, l’Oria si presenta sul parquet con la consapevolezza che una partita al 100% da sola potrebbe non bastare: serve anche una Tempesta a basso potenziale e una buona dose di fortuna per ambire al risultato clamoroso.

La recente ed ottima prestazione contro il San Cassiano, comunque, rafforza l’autostima e autorizza qualche aspettativa.

Nei corridoi del Palasporting di Massafra sono esposte le foto delle formazioni che hanno dato lustro allo sport locale in 50 anni di storia. Devo dire che suscita una certa commozione vedere tanti volti noti. Per esempio, Gisela Scialacomo o Viviana Vincenti o Luana Santovito. Per motivi a me ignoti, però, c’è una squadra a cui è riservato un trattamento speciale: il Massafra 2007-’08 ritenuto meritevole di un’esposizione sul campo di gioco.

Luigi Lucchese occupa la postazione di speaker e di cronista dedicandosi alla telecronaca in diretta streaming. Fa tutto contemporaneamente. Risponde anche al telefono, effettua bonifici on-line e ordina le pizze a domicilio. In diretta, ovviamente.

Multimediale

Formazioni.

Gravine Volleyland: Lucia Sebastio palleggiatrice, Mimma Ventruti opposta, Ingrid Siscovich e Rosanna Galiulo schiacciatrici, Adriana Cardone e Francesca Russo centrali, Fabiana Bozzetto libero.

A disposizione di coach Renato Danese: Nika Sulejmani, Michela Palmisano, Doriana Nardelli, Elisa Imperiale, Sara Grassi e Morgana Gallo.

New Volley Oria: Simona Leone palleggiatrice, Veronica Parisi opposta, Ivana Gallo Ingrao e Lucrezia Liace schiacciatrici, Carmen De Padova e Giada De Pascalis centrali, Giorgia Mastria libero.

A disposizione di coach Marcello Presta: Ornella Pezzarossa, Sara Giuffrè, Federica Muri e Daniela Lo Noce.

Primo set

Il primo scambio è lunghissimo; se tutti gli scambi successivi avessero la stessa durata, la partita terminerebbe mercoledì verso le 23.15. Il primo punto, comunque, è di Carmen, per sua bravura e per altrui sfinimento.

Carmen De Padova

L’effimero 0-1 sarà rimpianto dall’Oria per tutto il parziale perché andremo subito a fondo col punteggio di 7-2 senza più riemergere fino all’intervallo.

Oria difende discretamente ma è spuntato in attacco; la Tempesta difende in modo eccellente e manda a segno quasi tutte le proprie atlete. Curiosamente è proprio la stella croata ad essere ancora a secco di punti sino all’11-6. Messo a terra il primo pallone, Siscovich non si fermerà più.

Sul 17-9 preferisco pensare ad altro, ad esempio al fatto che Pola è una delle città che ho colpevolmente strascurato nelle mie peregrinazioni turistiche nell’ex-Jugoslavia.

Rosanna Galiulo

Ai tempi dell’indipendenza croata ricordo l’intervista ad un giornalista istriano: “Mio nonno è nato a Pola ed era austriaco, mio padre è nato a Pola ed era italiano, io sono nato a Pola e sono jugoslavo, mio figlio nascerà a Pola e sarà croato. La mia famiglia non si è mai mossa da qui eppure ogni generazione è nata con una cittadinanza diversa…”.

In campo, intanto, la Tempesta dilaga sino al 21-10 e Marcello fa rifiatare Lucrezia introcendo Pezza, che si segnala per un bel servizio.

Quando Siscovich schiaccia la palla del 25-12 preferisco distrarmi nuovamente pensando al concerto (visto solo in tv) di Balasevic nello splendido scenario dell’Arena di Pola.

Ingrid Siscovich

Secondo set

Continuare a distrarsi per altri due set potrebbe essere complicato in assenza di libri o di tablet. Per non guardare la partita dovrei fare una passeggiata, magari in cerca del mitico “Tornerai” locale. Per fortuna, però, si verifica uno di quegli strani misteri dello sport che non hanno apparentemente spiegazioni logiche o scientifiche: un intervallo di 3 minuti è sufficiente a trasformare radicalmente il volto di una squadra (senza il ricorso alla somministrazione di sostanze dopanti).

L’avvio brindisino è esaltante: Giada serve in modo insidioso, Lucrezia difende gli attacchi locali e Ivana contrattacca con efficacia: 0-4 per l’Oria.

Il dente duole

Galiulo recupera due punti, ma ormai la trasformazione delle ragazze di Marcello appare irreversibile e in campo regna l’equilibrio: punti per Lucrezia, Veronica e Carmen da un lato; punti per Russo e soprattutto Siscovich dall’altro. Ottimo duello a distanza anche tra i liberi con Giorgia che sembra aver superato una settimana difficile e Bozzetto che si conferma come una delle più brillanti rivelazioni della vicecapolista.

Un muro della Cubana (9-10) avvicina pericolosamente la Tempesta, ma Ivana è una macchina da punti ed anche Veronica sta disputando un’ottima prova da posto due: si torna a +4 (12-16).

Esultanza oritana

Purtroppo il pareggio e finanche il sorpasso si concretizzano poco dopo per merito di Siscovich e di qualche nostro errore-punto (18-17); l’orgoglio oritano, comunque, scuote nuovamente il parziale: miracolo di Giorgia in difesa e attacco vincente di Lucrezia: 18-20!

A questo punto avviene un evento destinato a entrare di diritto nelle storie che Giada racconterà ai propri nipotini davanti a un caminetto: “Vi ho detto di quando a 13 anni ho murato Ingrid Siscovich?”

“Sì, nonna, ce l’hai raccontato mille volte, ma non ti crediamo…”

“Se non mi credete, non vi lascerò niente come eredità”

“Nonna, adesso ti crediamo”.

Anche per fugare i dubbi dei futuri nipotini di Giada, ho il dovere di scriverlo su questo blog perché si conservi nei secoli la memoria storica dell’evento.

Giada epica

Giada dovrà raccontare che subito dopo Siscovich ha menato una saetta sulle mani del nostro muro ottenendo il 19-21 e che poi ha scaricato una diagonale nei 3 metri, ma potrà anche rassicurare i nipotini sul fatto che il set sia stato vinto dall’Oria.

Veronica, da seconda linea, piazza una palletta nell’angolino del posto uno, poi salva miracolosamente l’Oria da un attacco di Ventruti (imitata da Bozzetto sull’altro fronte) permettendo alla Leonessa di schiacciare il pallone del 21-24.

Dopo una nostra invasione, Ivana mira al posto cinque avversario, la palla viene toccata ed esce dal campo (22-25)!

La dinamica del punto e l’esultanza della nostra schiacciatrice ricordano quelle dell’ultimo scambio dello scorso anno a Leporano; Ivana alza il dito e lo punta verso coach Marcello, che però la caca altamente perché sta già raccogliendo le masserizie dalla panchina per il trasloco nell’altra metà campo.

Dito puntato

L’importante è che abbiamo pareggiato il conto dei set.

Terzo set

Duello tra bande in avvio del terzo set: 3 attacchi vincenti per Siscovich, altrettanti per Ivana.

Veronica sta disputando una delle migliori partite in attacco con la maglia oritana: alla fine si fermerà a quota 11 punti, molti dei quali creativi.

La partita è diventata frizzante, godibile ed equilibrata (8-6), soprattutto quando Siscovich è in seconda linea. Quando la croata passa in prima linea, la partita diventa un po’ meno equlibrata.

L’Oria ci crede e si lascia un po’ prendere la mano (anzi, la voce) dalla tensione agonistica. Ivana viene ammonita per proteste.

Bella diagonale di Lucrezia mentre tra le nostre avversarie i liberi (Bozzetto e Nardelli) hanno iniziato un costante turn-over.

Lucrezia Liace

Sul 9-7 l’allungo della Tempesta con Galiulo e Sebastio (12-7). La fasanese ha dimostrato negli anni una grande duttilità; personalmente, la preferivo centrale, ma ognuno sap’ l’ fatti suoi.

Oria delle meraviglie e break da 9, peraltro quasi senza aiutini (a parte l’invasione iniziale e il ruolo giocato dal nastro nel punto finale): mani-fuori e poi lungolinea di Lucrezia, blocco di Giada su ricezione lunga, doppio ace di Veronica, muro di Giada, devastante attacco di Lucrezia e poi un secondo tocco della Leonessa smorzato dal nastro: il punteggio è di 13-16!

Coach Danese introduce Imperiale, che si presenta con un attacco vincente; il pareggio, però, è firmato dalla solita Siscovich.

Come nasce un ace

Giada si regala la prosecuzione del racconto destinato ai nipotini con un muro che manda in estasi i tifosi oritani presenti e quelli che seguono la diretta streaming (16-18)!

Il cambio di look si è rivelato efficace per la nostra centrale.

Le speranze, purtroppo, vengono soffocate dal prepotente ritorno della Tempesta: primo tempo per Russo, palla in rete per l’Oria, bomba di Siscovich dopo un’ottima difesa di Imperiale e poi cartellino rosso per proteste alla squadra ospite. Nello specifico a coach Marcello, che non ha ricevuto tanti applausi neanche nel giorno della promozione in B2.

Cartellino rosso

Giorgia e Ivana (mano stesa a terra) si fanno tre palmi di coso per salvare palloni impossibili, ma una nostra giocatrice decide che la ricostruzione del gioco è più complicata della ricostruzione di un dente e insiste con disimpegni un po’ velleitari finché Siscovich non ci punisce con un doppio attacco (22-18).

Il sogno svanisce, anche se Ivana lo alimenta per un altro scambio (22-19) e Marcello tenta di rimediare introducendo Sara.

L’ottava realizzazione di Siscovich nel parziale e due errori-punto dell’Oria conducono al terzo intervallo (25-19).

Un dato statistico significativo: tra i 19 punti dell’Oria rileviamo soltanto 3 errori-punto delle avversarie.

Adriana Cardone

Quarto Set

Ingrid Siscovich cerca di mettere subito in cassaforte il set con una sequenza impressionante di punti, in continuità col resto della gara (5-1).

Buona la replica delle nostre bocche da fuoco (attacchi di Ivana e Veronica, bel muro di Lucrezia) e l’Oria è ancora in partita (6-7).

Siscovich va a segno da posto quattro e poi da seconda linea mentre Ventruti deve condividere con Bozzetto (autrice di un salvataggio) i meriti del proprio muro.

La Zia è fenomenale e replica punto su punto ad ogni attacco vincente di Cardone, Ventruti e Imperiale (molto brava, quest’ultima, a farsi trovare pronta nel momento del bisogno).

Si alza il muro dell’Oria con Sara, che stoppa prima Siscovich e poi Ventruti.

Muro di Sara

A quanto pare, murare Siscovich è possibile, ma c’è un piccolo inconveniente: dopo ogni murata l’atleta istriana replica sistematicamente con un attacco o una serie di attacchi che restituiscono morale e vantaggio alla propria compagine.

Siamo sul 17-15 e non tutto è perduto. Purtroppo, però, perdiamo lucidità in ricezione e agevoliamo in questo modo l’ultima fuga delle padrone di casa (21-15).

Lucrezia e Veronica firmano i punti della bandiera; Cardone e Imperiale sostituiscono egregiamente la croata delle meraviglie quando quest’ultima passa in seconda linea.

Finisce 25-18.

Ingrid Siscovich

Nel primo set non c’è stata storia, il secondo lo ha vinto l’Oria, il terzo avrebbe potuto vincerlo l’Oria (in vantaggio 16-18), nel quarto la Tempesta è stata praticamente sempre avanti anche se si sono aperti un paio di spiragli in cui non siamo riusciti a ficcarci con convinzione. Nulla da obiettare sul risultato, dunque, ma un po’ di rammarico per come abbiamo gestito alcuni momenti della partita, soprattutto nel terzo set. Il rammarico aumenta se si considera che pur avendo giocato bene anche col San Cassiano, ci restano soltanto due set (inutili) in due partite e zero punti.

Nel girone d’andata siamo stati regolari: abbiamo perso con tutte le squadre sopra di noi in classifica (a parte la Nike, che ci ha superati soltanto oggi) e abbiamo vinto con tutte quelle sotto. Siamo il contrario di Robin Hood e l’equivalente di Berlusconi-Monti-Letta: rubiamo ai poveri per dare ai ricchi. Un risultato di prestigio contro le prime della classe avrebbe potuto cambiare il trend, arrecare benefici al morale e magari rappresentare una svolta per la stagione. Purtroppo è andata male, ma resta l’esempio di quello che potremmo essere e non riusciamo ancora ad essere. Perché non esserlo?

Giorgia Mastria

Tabellino: Tempesta Taranto-Oria 3-1 (25-12,  22-25,  25-19,  25-18)

Tempesta Gravine Volleyland Taranto: Ventruti 10, Siscovich 28, Sulejmani NE, Palmisano NE, Gallo NE, Imperiale 6, Grassi 0, Cardone 3, Russo 7, Galiulo 6, Sebastio 3, Bozzetto (L), Nardelli (2L) – All. Danese.

Muri-punto 5, ace 2, errori in battuta 6.

New Volley Oria: Parisi 11, De Padova 3, Pezzarossa 0, De Pascalis 5, Gallo Ingrao 14, Giuffrè 2, Muri NE, Leone 3, Liace 15, Lo Noce NE, Mastria (L) – All. Presta.

Muri-punto 7, ace 3, errori in battuta 7.

Arbitri: Antonio Bisignano e Michele Pietro Granieri.

Lucrezia Liace

Altri risultati: San Cassiano-Azzurra Lecce 3-0, Ugento Jr-Pallavolo 80 BR 0-3, Spongano-Montescaglioso 3-0, Nardò-Nike Lecce 3-2, Gioia del Colle-Ostuni 3-0, Galatina-Castellana Grotte 3-1.

Classifica: San Cassiano 36; Tempesta TA 35; Pallavolo 80 BR 32; Nardò e Montescaglioso 28; Gioia del Colle 25; Spongano 23; Galatina 19; Castellana Grotte 14; Nike Lecce 12; Oria 11; Ugento Jr. 6; Ostuni 3; Azzurra Lecce 1.

Veronica Parisi

Trofeo Memorial Bin Laden (multe in euro): San Cassiano 105,00; Tempesta TA 52,00; Ostuni 40,00; Castellana Grotte 30,00; Oria 25,00; tutte le altre 0,00.

Classifica ferma: nelle ultime due giornate soltanto un paio di provvedimenti a carico di atlete senza oneri per le rispettive società.

Prossimo turno: Castellana Grotte-Oria, 8 febbraio 2014, ore 16.00.


CON NNEKA KAREN, CONTRO IL RAZZISMO

16 gennaio 2014

Nneka Karen Arinze

I fatti sono noti: a Montescaglioso, nel corso di una partita tra la locale squadra di B2 e il Mesagne, alcuni giovanissimi tifosi avrebbero insultato le giocatrici ospiti e in particolare avrebbero insultato una schiacciatrice di colore con offese razziste.

Dico “avrebbero” con il condizionale non perché abbia dubbi sull’accaduto ma solo in relazione all’età e all’identità degli autori. Del resto, sull’episodio la stessa società montese si contraddice con un atteggiamento demenziale: in un primo comunicato “condanna fermamente l’accaduto” e si impegna a “individuare i responsabili affinché mai più prendano parte alle partite interne della propria squadra”; in un secondo comunicato (alla vigilia della temuta decisione del giudice sportivo) il presidente del Montescaglioso dice che non è successo niente; non c’è stato alcun insulto e tanto meno insulti razzisti. Tutto sarebbe stato “inventato di sana pianta”.

Primo comunicato

La contraddizione è tanto colossale quanto penosa: se non è successo niente, cosa si condanna fermamente nel primo comunicato…? E saranno individuati i responsabili di cosa?

Prima chiedono scusa, poi danno implicitamente della bugiarda alla giocatrice…

Quando si dice che la toppa è (quasi) peggio del buco.

Oltretutto in quel primo comunicato non si era neanche messo in dubbio l’accaduto; si era messo in dubbio che fosse razzismo (!) aggiungendo squallore a squallore.

Francamente non è proprio necessario essere stati sul posto domenica per chi capire chi, tra Mesagne e Montescaglioso, dica la verità.

Secondo comunicato

Che la pallavolo fosse un’isola felice rispetto ad altri contesti sportivi e in particolare rispetto al tifo calcistico probabilmente era una pia illusione anche se le differenze ci sono e sono notevoli: la violenza qui è l’eccezione, non la regola; i rapporti tra squadre avversarie sono fondamentalmente corretti e si fa volentieri a meno dei quotidiani teatrini polemici del calcio; i pallavolisti sanno usare i congiuntivi e si sa che il tasso culturale, di solito, è inversamente proporzionale al razzismo.

Ma fu proprio nel corso di una partita di pallavolo che per la prima volta ascoltai dal vivo quei disgustosi “Buuh” spesso destinati agli atleti di colore.

Al Palafiom di Taranto, all’inizio del 2000, si disputava la partita di serie A2 maschile tra la mitica Magna Grecia di Di Pinto e il Mezzolombardo. La squadra locale era lanciata verso la vetta e vinse agevolmente i primi due set; poi un fortissimo cubano nero di nome Alexis Batte iniziò a macinare punti su punti (mettendo a terra 37 palloni) e Taranto fu costretta al tie-break (poi vinto). Durante l’inattesa rimonta il pubblico locale, del quale mi vergognai di far parte, accompagnò le giocate di Batte con i famosi ululati. Poco mi consolarono le reazioni stizzite di altri sostenitori e il fatto che gli ululati non provenissero dalla curva degli ultras ma dalla tribuna degli spettatori più “borghesi”. Gli ultras, anzi, condannarono l’episodio e non esitarono ad esprimere solidarietà al giocatore cubano. (1)

Alexis Batte

Qualche anno dopo, quando ormai il razzismo negli stadi era purtroppo diventato un fenomeno più diffuso e finalmente anche più sanzionato, la Taranto sportiva cancellò la macchia del Palafiom avvolgendo in un caloroso abbraccio Abiola Wabara, giocatrice di pallacanestro di Sesto San Giovanni che la settimana prima era stata oggetto di insulti razzisti a Como.

I tifosi tarantini accolsero Wabara (all’epoca avversaria) con strisce nere dipinte sulle facce, cartelloni affettuosi e mazzi di fiori, scrivendo una delle pagine più belle nella storia dello sport cittadino.

Adesso ci confrontiamo con il caso Vis Severiana Montescaglioso (non è un “caso Montescaglioso” perché il paese lucano non c’entra e la sua immagine sana non va macchiata con la vergognosa condotta di pochi). E’ una vicenda che ci tocca più da vicino perché si tratta del nostro sport, la pallavolo, e se alcuni di noi non conoscono direttamente l’involontaria protagonista, certamente conoscono qualcuna delle sue compagne, delle sue avversarie, il palazzetto dove è avvenuto l’episodio. Insomma, è il nostro mondo.

Nel corso della partita Montescaglioso-Mesagne, dunque, alcuni tifosi infastidiscono le giocatrici ospiti ricorrendo all’insulto più volgare e meno fantasioso quando ci si rivolge al gentil sesso e soprattutto offendono una giocatrice dandole della “negra di merda” (secondo quanto riportato dall’edizione pugliese di “Repubblica”).

Nneka Karen Arinze

La prima reazione, in casi del genere, è il disgusto e il desiderio di esprimere solidarietà alla vittima degli insulti. E colgo l’occasione per farlo con Nneka Karen.

La seconda reazione ha un carattere vendicativo: si auspica la punizione esemplare. Quel palazzetto dev’essere squalificato fino all’anno prossimo e la multa dev’essere tale da mandare sul lastrico la società (in questi tempi di crisi, non ci vuole molto…).

Poi, però, si pensa anche alle giocatrici perbene del Montescaglioso, ai tifosi perbene del Montescaglioso, sicuramente maggioritari ma sacrificati sull’altare della responsabilità oggettiva.

E un minuto dopo un altro brivido corre lungo la schiena di chi, peraltro, ha già provato l’imbarazzo del razzismo in casa propria, accompagnandosi ad un dubbio terribile: e se accadesse anche da noi? E se fosse stato squalificato il Palafiom all’epoca di Batte? Del resto, mica si fa la selezione all’ingresso del palazzetto; quattro stronzetti possono entrare ovunque, anche a casa nostra. E se toccasse a noi arrossire di vergogna? E cosa feci io, personalmente, quando quelle merde ululavano a Batte? Posso davvero considerarmi innocente? E se toccasse a noi, sapremmo come comportarci? Sapremmo come intervenire? Scriveremmo anche noi comunicati demenziali? (No, questo è da escludere). E se fossimo sanzionati noi, perché dovremmo pagare tutti per colpa di quattro razzistelli?

Nel principio di “responsabilità oggettiva”, in effetti, c’è qualcosa di crudele che rischia di punire i tesserati innocenti e i tifosi innocenti lasciando impuniti i veri responsabili materiali.

Gazzetta del Mezzogiorno

Allora, quale può essere la soluzione? C’è una soluzione?

C’è la prevenzione, d’accordo. Lavorare per la diffusione di una cultura antirazzista e solidale nelle scuole, nelle famiglie, nelle federazioni sportive e in ogni contesto.

Ma anche nella città più aperta (come nel caso di Montescaglioso o come nel caso di una Verona i cui pochi estremisti razzisti offuscano l’opera costante e indefessa di decine di ONLUS e centinaia di volontari), nella famiglia più sana, nel contesto sportivo più evoluto culturalmente, impedire che un rincoglionito ricorra improvvisamente all’insulto razzista purtroppo è impossibile. La prevenzione aiuta e bisogna rafforzarla, ma non garantisce il successo al 100%.

Una società, anche la società più attrezzata, non può dunque sentirsi immune dagli insulti razzisti; però il comportamento da assumere nei loro confronti durante e dopo i fatti può essere già un’occasione di “redenzione”. Non deve succedere, ma se succede…

Nneka Karen Arinze

1) Un conto è l’indifferenza, un altro conto è provare a zittire o ad allontanare i tifosi razzisti e – se proprio non ci si riesce perché si è distratti o meno robusti – certamente non li si abbraccia a fine partita.

2) Sarebbe bello se fossero entrambe le squadre, non solo quella che subisce le offese, a fermarsi fino alla cessazione degli insulti o all’allontanamento dei disturbatori razzisti.

3) Gli arbitri meritano un monumento per la sopportazione degli insulti e delle provocazioni che frequentemente ricevono e rispetto ai quali spesso preferiscono chiudere un orecchio. Ma forse verso gli insulti razzisti le orecchie vanno sempre tenute bene aperte.

4) Ok, se gli insulti proprio non si riescono ad evitare perché all’ingresso dei palazzetti non si calcola il quoziente intellettivo e il troglodita riesce ad infiltrarsi, si può almeno avere il buon gusto di non ridimensionare, di non contestualizzare, di non giustificare, di non mistificare. E non ci si rende ridicoli con un comunicato in cui si dice che non è successo niente e tutto è stato “inventato di sana pianta” a poche ore da un altro comunicato in cui si chiedeva scusa, si condannava (fermamente!) e ci si impegnava a individuare i responsabili. L’impegno, a quanto pare, è durato due minuti…

5) Agli scout ci insegnavano che l’esempio conta più delle parole. Forse non sarebbe male uno sforzo comune per evitare offese (di qualunque natura) ed ostilità nelle nostre partite. Tifiamo a favore e basta; mai contro. Se non c’è aggressività in generale, ben difficilmente ci potrà essere aggressività specifica (ossia l’aggressività sessista che ti fa chiamare “zoccola” l’avversaria o “negra di merda” la giocatrice di colore). Se un buzzurro entra in un locale in cui tutti ruttano e scoreggiano, ci metterà un secondo a ruttare e scoreggiare con impeto. Ma se un buzzurro entra in un locale dove si parla a bassa voce e si osserva il galateo, ci penserà cento volte prima di lasciarsi andare e magari cambierà aria non sentendosi a proprio agio in quel contesto. Dico “cambierà aria” in senso metaforico…

Comunicato FIPAV

Poi ci sono altre opzioni più severe ma molto più difficili da applicare. A me piace molto la terza, per quanto estremamente macchinosa.

1) Il DASPO non si applica solo al calcio ma a tutte le manifestazioni sportive. Ma perché il Questore possa applicare il DASPO ad un soggetto occorre che quest’ultimo sia almeno indagato. Pertanto, se anche i razzistelli fossero identificati, il DASPO non si potrebbe applicare (a meno che gli stessi non vengano prima denunciati penalmente). Ma allora si passa già al punto due.

2) Azione penale. Tradizionalmente siamo portati a ritenere che gli impianti sportivi siano un porto franco ed effettivamente se scattassero denunce per tutto quello che si sente in un’ordinaria domenica di sport, sarebbe la fine… Nell’arco di due settimane forse anche noi saremmo tutti indagati… Che ci sia una giustizia sportiva distinta dalla giustizia ordinaria è dunque comprensibile.

Ma per gli insulti razzisti sarebbe il caso di iniziare a ragionare diversamente e ad ipotizzare una specie di “tolleranza zero”. A prescindere da quello che scrivono gli arbitri a referto (e a condizione di poter documentare e identificare i responsabili), l’ingiuria può essere perseguita penalmente. Ma deve farlo per forza il giocatore offeso, trattandosi di un reato procedibile a querela? Non è detto: forse è sufficiente che una segnalazione di chiunque arrivi in Procura perché si possa procedere d’ufficio a determinate condizioni e interpretando un po’ estensivamente la legge Mancino (nata per perseguire soprattutto le organizzazioni che istigano all’odio razziale e non tanto i singoli che vi ricorrono in circostanze episodiche, ad esempio in una discussione per la mancata precedenza).

Giuridicamente l’argomento è complesso. Va detto che i razzisti che hanno insultato il calciatore Boateng a Busto Arsizio sono stati condannati a 2 mesi di reclusione per “ingiuria aggravata da motivi razziali”. Perché erano un gruppo organizzato? Perché ponevano in essere condotte volte all’istigazione all’odio razziale e alla discriminazione?  O “semplicemente” perché hanno offeso un calciatore riferendosi al colore della pelle? Bisognerebbe leggere gli atti, ma nell’ultima ipotesi saremmo in presenza di un precedente molto interessante ed estendibile a qualunque episodio (anche isolato) di insulto razzista.

Precedente interessante

3) Risarcimento civile. Domanda: in caso di multa ad una società per insulti razzisti, la società può rivalersi civilmente sugli autori degli insulti chiedendo loro il rimborso della multa e magari anche il risarcimento per il danno d’immagine? Fare causa (cioè pagare avvocati) in tempi di crisi non è una passeggiata, ma potrebbe essere un bel segnale dal duplice significato. Primo: sul razzismo non si transige; secondo: la società che non ha saputo o potuto impedire gli insulti razzisti può almeno dimostrare di essere concretamente dalla parte della persona offesa portando essa stessa gli autori in un tribunale civile.

Il massimo sarebbe se proprio la Federazione contribuisse: io – dovrebbe dire la Federazione alla società – ti multo di 15.000 euro per gli insulti razzisti dei tuoi tifosi, ma sospendo i termini di pagamento se tu mi dimostri che stai procedendo civilmente nei confronti degli autori delle offese. In altre parole, ti invito a usare quei 15.000 euro (che mi devi) per portare in tribunale i razzisti. Se non lo fai, mi devi pagare subito; se procedi legalmente (e vai fino in fondo, cioè fino a sentenza), alla fine rinuncio a incassare. Per la società il danno sarebbe limitato e – se la causa va bene – temporaneo: sarebbe costretta a individuare i responsabili, pagherebbe spese legali, ma, in caso di vittoria in tribunale, otterrebbe l’annullamento della multa e magari pure il risarcimento, ed a pagare in senso letterale sarebbero soltanto i razzisti.

In questo modo (in questo sogno…) sarebbe superata anche quella “necessaria ingiustizia” verso i tesserati perbene e i tifosi perbene rappresentata dal principio della responsabilità oggettiva.

Ma si tratta di riflessioni in libertà, di reazioni a caldo.

C’è solo una certezza: solidarietà a Nneka Karen e no al razzismo!

 

NOTE:

(1) Cfr. PENNETTI, M., Magna Grecia Taranto, il sogno è realtà, La Campanella, Roma, 2000, pag. 32.


UGENTO-ORIA 2-3

12 gennaio 2014

Still life

Sabato 11 gennaio 2014 – ore 18.30

Dopo la lunga pausa natalizia si torna sul parquet nel prestigioso palazzetto di Ugento. La squadra salentina è un mistero. O meglio: non mi è molto chiaro il legame che c’è tra la squadra di B2 e quella di C. Se ho ben capito (ma non ne sono ancora sicuro), tutte le giocatrici possono indifferentemente giocare nelle due categorie fino al raggiungimento – sempre se ho capito bene – della soglia di 10 partite, che a quel punto sarebbero vincolanti. Questo significa che, volendo, l’Ugento potrebbe all’improvviso impiegare tutte le titolari della B2 per una striscia di partite del campionato di C.

E’ come chiamare il 118 in caso di emergenza; soltanto che al posto dell’infermiere, si presenta Federica Cutaia.

Che indubbiamente è molto meglio.

Pronto soccorso

Proprio in settimana l’Istat ha diffuso gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile, che ha raggiunto la cifra record del 41,6%. Questi sono i risultati della flessibilità di ‘sto cazzo imposta da tutti i governi di sinistra e di destra, da Prodi in poi, con la favoletta del “Beh, si rinuncia al posto fisso, ma in compenso, con una maggiore flessibilità, per le aziende sarà meno oneroso assumere e per i giovani sarà più facile trovare lavori nuovi, sia pure meno garantiti”.

Balle. La verità inconfutabile è nei numeri: la disoccupazione giovanile è aumentata e la poca occupazione residua è diventata sempre più precaria e ricattabile.

Quando poi vedo scendere in campo Camilla Guido, penso che il dato del 41,6% di disoccupazione sia dovuto anche al fatto che ci sono giovani che, come lei, hanno il doppio lavoro… O il triplo lavoro, se si considera il beach-volley. Scherzo, ovviamente. Guido ha il posto fisso di talento del volley pugliese.

Camilla Guido

Passando a noi, registriamo il ritorno della Leonessa, che ha pagato il proprio debito con la giustizia e come tutti quelli che si trovano nella sua condizione, avverte un particolare e irrefrenabile bisogno di comunicare con il prossimo dopo tanta solitudine. Manca, però, Pezza, in giro per l’Europa dopo aver lasciato un gustoso saluto alle compagne.

Panico durante il riscaldamento: la piccola ma efficace pillola bianca che agisce sui sintomi dei diarrea tarda a fare effetto e una nostra schiacciatrice prende improvvisamente la strada dello spogliatoio portandosi appresso il bagaglio. Tornerà? Non tornerà?

Per fortuna, tornerà. Nell’attesa, però, osservo che non è l’unica atleta a concedersi una pausa fisiologica. Accanto alle statistiche sulla disoccupazione giovanile, credo che occorra commissionare all’Istat (la cui direttrice generale è oritana e quindi potrebbe venirci incontro) una ricerca sul rapporto tra riscaldamento pre-partita ed impellenze fisiologiche.

Impellenza

L’ipotesi è che in questa fase vi sia un aumento della “produzione”. E credo anche che se i rifiuti organici prodotti durante il riscaldamento fossero trasformabili in energia e fossero dunque monetizzabili, l’Oria potrebbe comprarsi la Gamova.

Formazioni.

Falchi Ugento: Ilaria Armida in palleggio, Chiara Greco, Camilla Guido e Alessandra Stefanelli alternativamente opposte e schiacciatrici, Katia Anastasia e Chiara Congedi centrali, Veronica Congedi libero.

A disposizione di coach Alessandro Della Balda: Barbara Leone, Antonella Congedi, Elisabetta Marzo, Francesca Giorgino e Martina Caputo.

Ilaria Armida

New Volley Oria: Simona Leone palleggiatrice, Veronica Parisi opposta, Lucrezia Liace e Ivana Gallo Ingrao schiacciatrici, Sara Giuffrè e Giada De Pascalis centrali, Giorgia Mastria libero.

A disposizione di coach Marcello Presta: Carmen De Padova, Federica Muri, Giulia Moretto e Daniela Lo Noce.

Primo set

Frizzante avvio di Veronica, che mette a terra i primi due palloni per l’Oria, e poi ci togliamo il pensiero facendo in campo quello che Ivana ha fatto nello spogliatoio: 4 “cacatine” concentrate in un paio di minuti e l’Ugento passa a condurre per 6-3. Se non altro, da adesso in poi vedremo un Oria attento e concentrato fino alla fine del set.

Già sul 7-4 infiliamo un perentorio break da 0-7, con attacchi di Ivana, un blocco di Sara su ricezione lunga e un ace di Simona (7-11). Il primo ace.

Ace della Leonessa

La nostra palleggiatrice è però convinta che si tratti del secondo ace, ma il primo lo ha realizzato dopo che il gioco era stato interrotto per un time-out. Un bel gesto tecnico che fa il paio con la mitica ricezione durante il minuto di raccoglimento ai tempi della Palafiom Taranto.

A parte la prolificità offensiva di Veronica (che proseguirà per tutto il parziale) e la continuità di Ivana in difesa e in attacco, la nota più positiva è la prestazione di Giorgia: una partita senza distrazioni e connotata da reattività e precisione. Vicina alla perfezione.

L’Ugento si affida alle sempreverdi Stefanelli e Anastasia e riesce così a recuperare quasi tutto lo svantaggio, spinto da una curva calorosa in cui 5 ragazzi fanno, da soli, lo stesso tifo del Maracanà.

Veronica Parisi

Dal 14-15 al 17-18 è alternanza di punti, poi spicchiamo il volo sfruttando l’insidioso servizio di Ivana con un muro di Sara e due splendidi attacchi di Lucrezia (17-21).

Veronica ha iniziato; Veronica conclude: prima un muro, poi un ace (19-25).

Secondo set

Lucrezia è scatenata e nessuno riesce a fermarla sia quando attacca che quando replica, in stretto dialetto, alle considerazioni di Simona sul “gruppo”. Con tre attacchi della Zia ed un ace di Veronica ci portiamo sul 3-6.

Scarpa slacciata

Nonostante un primo tempo a uecchio e un’alzata in bagher di una nostra giovane atleta che finisce, più o meno, dove finì un altro celebre bagher esibito in Coppa Puglia da un’altra giovane atleta l’anno scorso, conduciamo per 7-11 e forse ci illudiamo che la partita possa essere una passeggiata.

Purtroppo l’Ugento sta crescendo progressivamente mentre la lucidità e la fluidità del nostro gioco stanno per essere messe nello stesso distributore automatico con cui ha litigato Lucrezia all’arrivo. Tenute in fresco per essere gustate fra un paio di set.

Distributore

La Zia (4 punti nel set), Veronica (3) e soprattutto Ivana (6) continuano a mettere palloni a terra, ma le nostre avversarie adesso difendono bene, attaccano con efficacia e fanno perdere punti di riferimento con una serie di sostituzioni e di cambi di ruolo.

Il pareggio è raggiunto sul 12-12 con un muro di Greco, altro fondamentale che favorirà il recupero delle salentine e metterà un po’ d’ansia alle nostre attaccanti.

Entrano in campo Giulia per l’Oria, Barbara Leone e Antonella Congedi per l’Ugento.

Antonella Congedi

Speravo che quest’ultima seguisse l’esempio di una centrale del Montescaglioso che ha sorpreso la Puglia esibendo i propri capelli sciolti al vento. Congedi avrebbe potuto sfoggiare un casco di riccioli da fare invidia ai Cugini di Campagna e al figlio del nuovo sindaco di New York, ma non se l’è sentita. Buon per noi perché con quella chioma avrebbe alzato il muro di un paio di metri; buon per l’Ugento perché per recuperare il pallone finito nei capelli sarebbe stato necessario l’intervento del nucleo Speleo dei Vigili del Fuoco.

Il sorpasso locale è un break da quattro: Leone, Stefanelli, muro di Congedi (Chiara) ed ace di Guido (17-15).

Esultanza salentina

Ivana va a segno in tutti i modi (mani-fuori, lungolinea, pallonetti ed ace), ma predica nel vento e sul 20-20 c’è solo l’Ugento: Stefanelli, Greco (muro dopo due epiche difese di Armida, il cui DNA evidentemente non è acqua fresca) e Guido portano a casa il set (25-20).

Terzo set

C’è poco da dire sul terzo parziale, in cui Marcello sostituisce Sara con Nocciolina. Dopo un errore in battuta, l’Ugento infila 7 punti consecutivi con i servizi di Armida e gli attacchi di Stefanelli in grande evidenza. Dal 7-1 sarà una vana rincorsa con qualche barlume di speranza soltanto in occasione di una striscia di 4 punti consecutivi firmati da Ivana (pipe), Giulia (doppio ace) e Giada (muro).

Ace di Giulia Moretto

Per il resto, ottima amministrazione delle ragazze di Della Balda, che sapranno consolidare il vantaggio in modo da non correre rischi neanche nel finale dell’orgoglio oritano.

Se si dovesse disegnare un grafico del rendimento delle due squadre nella partita di stasera, io lo svilupperei così: Ugento è una linea che parte dal basso e progressivamente sale; Oria è una conca che parte dall’alto, scende a partire dal secondo set, tocca il fondo nel terzo e poi risale dalla seconda metà del quarto. Questo vuol dire che le due squadre giocheranno entrambe molto bene nel tie-break, ma per il momento ci tocca soffrire.

Lotteria del Piacere

L’Ugento (in cui entra anche Marzo per dare un contributo significativo alla causa) sfrutta sempre meglio in questo set il muro e il servizio, oltre a confermare una difesa aggressiva.

Per l’Oria l’unica nota positiva sono i punti di Winehouse: di solito la ragazza si segnala per la sua costanza; questa sera avrà qualche difficoltà con gli attacchi “ordinari”, ma riuscirà a fare punto con palloni impossibili o addirittura difendendo.

Finisce 25-17 e al presidente comincia a salire la pressione.

Quarto set

Rientra in campo la Contessa, ma purtroppo è ancora l’Ugento a dominare la partita. La grinta di Giorgia e i punti fortunelli di Giulia, per quanto spettacolari, non bastano a bilanciare le realizzazioni di Anastasia, Stefanelli e Greco.

Chiara Greco

Quando Chiara Congedi mura il nostro attacco realizzando il punto dell’8-4 credo che raggiungiamo il momento più critico della serata ed inizio già ad indossare il giaccone in vista di una mesta conclusione della partita.

Il grande merito dell’Oria è invece quello di non aver mollato nel momento peggiore.

Rientrando sul parquet, Veronica conferma una speciale vocazione per i muri. Ivana, dal canto suo, continua ad alternare diagonali e pipe.

Sara Giuffrè

Le ragazze leccesi ci offrono un aiutino in termini di errori in battuta e doppie, ma il punto del pareggio (12-12) è un imperioso muro di Veronica, che salta come un grillo nonostante le recenti festività natalizie ed il loro carico nutrizionale.

Un’esperta di statistiche reputa opportuno urlare elegantemente dalla tribuna una teoria sulla frequenza con cui avrebbero successo i lungolinea della nostra banda: uno su mille. Il punto del 13-18 impone, però, una piccola revisione del calcolo.

Uno su mille

Ugento si avvicina con i mani-furi di Guido e i muri di Anastasia e Leone (18-20).

Nel finale di set c’è qualche incertezza equamente distribuita tra le due squadre: nella sagra di erroracci le eccezioni sono rappresentate dagli attacchi cazzuti di Veronica e Lucrezia, grazie ai quali l’Oria riesce a riabilitarsi e a prolungare la partita (19-25).

Tie-break

Primo tie-break stagionale per l’Oria, il cui ultimo mini-set di spareggio risale a quasi un anno fa (Tempesta-Oria 2-3 il 23 febbraio scorso).

In una partita un po’ troppo carica di errori, il tie-break sarà la fase tecnicamente più valida oltre che emotivamente coinvolgente: grande equlibrio e risultato in dubbio dall’inizio alla fine.

Perfetta

Giorgia continua a difendere magnificamente e permette a Giada di replicare per due volte agli attacchi di Stefanelli (4-4).

Adesso le attaccanti preferiscono scavalcare il muro rinunciando a un po’ di potenza per correre meno rischi. Gli scambi sono lunghi e il passaggio in prima linea di Ivana assicura il consueto bottino di punti, ma Guido e Leone replicano ai colpi della top-scorer odierna (8-7).

Muro di Veronica (il quarto) e vantaggio oritano (8-9)!

Punto di Marzo e duplice errore-punto per le brindisine, il cui coach preferisce tutelarsi con un time-out (11-9).

Leo compie un salvataggio difensivo e permette a Veronica di mettere palla a terra e di andare poi a servire. Le battute della nostra opposta mettono i brividi per quanto sono lunghe, ma proprio per questo creano disagi alla ricezione locale e Lucrezia può così contrattaccare con due attacchi vincenti (11-12).

Lucrezia Liace

Sul 13-14 la prima palla-match per l’Oria è annullata da un muro di Camilla Guido (14-14) e il nostro attacco successivo finisce in rete (15-14). Si torna nell’incubo e nella tachicardia.

Giorgia, eroica sino a questo momento, si concede l’unica sbavatura della partita con una ricezione un po’ precaria, ma l’Ugento ci grazia spedendo a lato il contrattacco (15-15).

Il servizio di Leo e poi l’attacco di Veronica mettono pressione alle padrone di casa, che possono soltanto rimandare il pallone in campo; l’Oria ricostruisce l’azione come da manuale: Lucrezia mette la palla sulla testa di Simona, che serve con millimetrica precisione Ivana, la cui diagonale è indifendibile (15-16)!

Barbara Leone

Perfetta anche la replica di Barbara Leone e siamo a 3 palle-match annullate (2 dall’Ugento, una dall’Oria): 16-16.

Nel finale di partita Stefanelli si vede costretta ad concludere le azioni con due palloni anomali, uno in bagher e l’altro da seconda linea. Alla validissima atleta locale i miracoli non possono riuscire e l’Oria può festeggiare questa sofferta vittoria al termine di un incontro tirato (16-18).

Raggiungiamo la luce dopo esserci emersi dall’abisso.

Esultanza oritana

Vincere dopo aver giocato così così può essere comunque un segnale incoraggiante, specie se costellato da note positive come lo stato di forma di Ivana, la prolificità di Veronica e soprattutto la gara perfetta di Giorgia. Ottimo il tie-break, anche in considerazione del fatto che forse abbiamo imparato a non scottarci quando la palla è bollente.

Adesso ci aspettano due sfide in cui non abbiamo niente da perdere e tutto da guadagnare: San Cassiano e Taranto, rispettivamente prima e seconda in classifica. Ma dimentichiamo la classifica per due settimane e viviamo intensamente, al massimo, queste domeniche!

Giada De Pascalis

Tabellino: Ugento Jr-Oria 2-3 (19-25,  25-20,  25-17,  19-25,  16-18)

Ugento: Anastasia 9, Armida 2, Greco 11, Guido 12, Congedi C. 2, Leone B. 5, Congedi A. 0, Marzo 2, Stefanelli 16, Giorgino 0, Caputo NE, Congedi V. (L) – All. Della Balda.

Muri-punto 13, ace 6, errori in battuta 12.

New Volley Oria: Parisi 13, De Padova NE, De Pascalis 5, Gallo Ingrao 20, Giuffrè 2, Muri NE, Moretto 7, Leone S. 3, Liace 14, Lo Noce 0, Mastria (L) – All. Presta.

Muri-punto 6, ace 7, errori in battuta 9.

Arbitri: Gianfranco Merico ed Elio Donno.

Alessandra Stefanelli

Altri risultati: San Cassiano-Castellana Grotte 3-0, Tempesta TA-Montescaglioso 3-0, Ostuni-Pallavolo 80 BR 1-3, Nardò-Galatina 3-0, Gioia del Colle-Nike Lecce 3-0, Spongano-Azzurra Lecce 3-0.

Classifica: San Cassiano 30; Tempesta TA 29; Montescaglioso e Pallavolo 80 BR 26; Nardò 23; Gioia del Colle 21; Spongano 18; Galatina 16; Oria e Castellana Grotte 11;Nike Lecce 10; Ugento Jr. 6; Ostuni 3; Azzurra Lecce 1.

Giorgia Mastria

Trofeo Memorial Bin Laden (multe in euro): San Cassiano 105,00; Tempesta TA 52,00; Ostuni 40,00; Castellana Grotte 30,00; Oria 25,00; tutte le altre 0,00.

San Cassiano rafforza il primato con altri 35,00 euri con cui è stato sanzionato il comportamento offensivo del pubblico. La Coppa Italia non vale ai fini della classifica.

Prossimo turno: Oria-San Cassiano, domenica 19 gennaio, ore 18.30.