I GRANDI QUESITI DELL’UMANITA’ (29)

15 Maggio 2010

Siamo portati a pensare alla dieta dello sportivo come ad un programma nutrizionale volto a garantire agli atleti la piena efficienza fisica, con un occhio particolare al peso-forma.

Ancora più rigorosa dev’essere l’assunzione di liquidi o di cibi nell’imminenza o nel corso di una partita.

Ai tempi dell’Alfieri ricordo di essere andato un paio di volte al bar di fronte per prendere un po’ di zucchero da sciogliere nell’acqua.

Spesso si utilizzano bevande specifiche, come gli integratori.

In Svezia ho notato e fotografato un’atleta della seconda serie nazionale che mangiava una banana durante un time-out, gesto un po’ anomalo ma certamente congruo dato che le banane contengono potassio.

Sulla panchina del Sarno, invece, ho notato ben altro a fine partita: una scatoletta di barrette Kinder…

Beh, Sarno-Taranto non era certamente una partita ordinaria; c’era più spumante che Gatorade nelle bottiglie delle padrone di casa e quindi non mi sorprende che ci sia stata qualche digressione in materia nutrizionale.

Ma indubbiamente l’immagine di giocatrici che scartano e divorano le barrette Kinder durante l’incontro ha il suo fascino.

Coach Loparco ne era al corrente o le barrette Kinder (confezione da 16) sono proprio sue…?


I GRANDI QUESITI DELL’UMANITA’ – 28

8 Maggio 2010

Ogni venerdì controllo le tacche della batteria della macchina fotografica digitale ed ogni volta tutto sembra essere sotto controllo: sono illuminate tre tacche su tre e quindi – penso – non c’è bisogno di ricaricare la batteria in vista della partita del giorno dopo.

Ripongo la macchina al suo posto e la lascio lì, senza usarla, fino al giorno dopo, ossia fino al momento in cui esco per andare in palestra. Quando la accendo, immancabilmente le tacche sono soltanto due.

Il grande quesito è: perché tra sabato, domenica, lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e venerdì, le tacche restano invariate (e lo sono anche nell’eventualità di turni di pausa natalizi o pasquali) e proprio il giorno della partita, puntualmente, una tacca sparisce?!

Beh, vabbè – si potrebbe pensare – due tacche sono sempre due tacche.

E no! Per un altro inspiegabile mistero dell’umanità, la terza tacca ci mette giorni o settimane a spegnersi; la seconda e la prima, invece, reggono a stento cinque minuti e così la batteria si esaurisce proprio nel bel mezzo del primo set.

Perché tutto questo?


I GRANDI QUESITI DELL’UMANITA’ – 27

21 aprile 2010

La foto è stata scattata durante il 4^ set di Taranto-Accademia Benevento. Siamo sul 21-18, Gisela ha appena realizzato un ace e prova a fare il bis. Quello che mi colpisce di questa immagine, però, non è tanto il gesto tecnico della schiacciatrice appulo-argentina e neanche lo sguardo da lupi mannari di Gisela e Giulia quanto piuttosto lo stato contemplativo di Alessandra.

Mi chiedo, dunque: a cosa sta pensando la nostra palleggiatrice dalle mani fatate?

Ho formulato alcune possibili ipotesi:

A)    Potrei tentare il tocco di seconda.

B)     Pare brutto se inizio a chiedere il documento già da adesso?

C)    Il doppio turno alla francese può adattarsi al sistema istituzionale italiano?

D)    La realtà effettiva in senso hegeliano può davvero essere determinata dal pensiero logico oppure nasce da una volontà libera e non riconducibile alla mera razionalità?


I GRANDI QUESITI DELL’UMANITA’ – 26

8 gennaio 2010

Uno dei giocatori più amati della nuova Prisma di serie A1 è sicuramente il martello brasiliano Cleber de Oliveira. E’ forte tecnicamente, è grintoso ed è un trascinatore; non ci ha messo molto a diventare un beniamino dei tifosi.

Ha anche un’aria particolarmente simpatica. Se non fosse per la statura, guardandolo non penseresti a un giocatore di pallavolo ma piuttosto a un amicone con cui scambiare barzellette in un’osteria.

Ma c’è un altro aspetto di Cleber che salta all’occhio. Per coglierlo bisogna leggere i quotidiani locali. La carrellata di immagini qui sotto è tratta dal Corriere del Giorno e dalla Gazzetta del Mezzogiorno.

Il quesito è presto detto: sarà mai possibile trovare sui giornali una foto di Cleber senza la lingua da fuori?

Attacco, muro, ricezione… quale che sia il fondamentale, Cleber ha sempre la lingua da fuori. Partita, allenamento, maglia rossa, maglia blu… la lingua è sempre all’aria aperta.

La mia domanda, però, ha finalmente trovato una risposta sulla Gazzetta di qualche giorno fa (28 dicembre scorso).

Come vedete, la lingua è al suo posto. Peccato che l’evento sia stato guastato dal titolo più sputtanato nel mondo dello sport: il famigerato “buona la prima”…

Ma se il riferimento è alla posizione della lingua del martello brasiliano, il “buona la prima” questa volta ci può stare…

L’argomento della Prisma rappresenta l’occasione gradita per salutare gli amici dell’Armata Jonica.


I GRANDI QUESITI DELL’UMANITA’ – 25

3 dicembre 2009

Ma come si parcheggia nei pressi del Palafiom? Non si capisce più niente.

Un tempo ricordo che le macchine si sistemavano disciplinatamente lungo l’inferriata del cortile e poi, parallelamente, lungo la parte opposta. Soltanto dopo si occupava lo spazio in mezzo o quello antistante il cancello d’ingresso. Adesso ci si mette all’ammuzzo sin dall’inizio.

Insomma, era meglio quando c’era il posteggiatore abusivo che cantava le canzoni di Nino D’Angelo…


I GRANDI QUESITI DELL’UMANITA’ – 24

17 ottobre 2009

Oggi inizia il campionato di serie C.

Compatibilmente con i nostri impegni, cercheremo, di tanto in tanto, di aprire qualche “finestra” sulla categoria visto che ci sono molte amicizie a cui rivolgiamo un caloroso in bocca al lupo.

Per ragioni storico-geografico-affettive è evidente che seguiremo con particolare interesse il cammino della Tempesta. Alla guida della squadra è stato confermato il Velasco dei Due Mari, Davide Monopoli, mentre il roster mi sembra una sapiente armonia tra conservazione e rinnovamento.

Le rossoblu di Luca Passaro dovranno rinunciare alle schiacciate di Désirée Fiore, così pesanti per la promozione dell’anno scorso (forza Desi!); in compenso è arrivata l’ex-Palafiom Sonia Tinelli con la sua potenza, la sua esperienza e la sua indiscussa simpatia.

Da tenere d’occhio anche la centrale cubana Adriana e il “clan delle fasanesi” che, prima ancora di modificare l’assetto tecnico della squadra, ne ha già arricchito l’idioma introducendo una sfilza di sangu nel patrimonio lessicale-jastemologico.

Confermata la capitana Francesca Cosa e qui sorge il grande quesito dell’umanità. Perché Francesca viene chiamata Cocca invece di Cosa?

Per anni ho pensato che Cocca fosse il vero cognome e se mi fossi occupato dei comunicati-stampa all’epoca dei derby in serie C, sicuramente l’avrei indicata come Cocca visto che il ricorso a questo soprannome era ed è sistematico e assoluto.

Qual è, dunque, l’origine storica della trasformazione da Cosa a Cocca?